“Bellezza di per sé sa persuadere gli occhi dell’uomo senza un oratore” scriveva William Shakespeare nel suo poema The rape of Lucrece/Lucrezia violata, ma quando l’orazione elogia la bellezza delle sue opere, il grande drammaturgo viene smentito e forse addirittura “smascherato”.
Da secoli, infatti, esiste un acceso dibattito tra eminenti studiosi di uno dei più grandi protagonisti della letteratura di tutti i tempi. Un dibattito che vede come oggetto la stessa identità di Shakespeare nonché le sue origini. Da qui l’idea del nuovo format televisivo “Shakespeare’s road”, presentato ieri pomeriggio nel Salone delle Bandiere di Palazzo Zanca, nel corso della conferenza stampa che ha visto come relatori, il general manager della Artravel Production Concetto Stelvio Runci, il produttore esecutivo del programma Giuseppe De Leo, Maurizio Cucè, il regista, e l’architetto Nino Principato, esperto di storia e tradizioni di Messina.
Gli acuti osservatori certamente si interrogano sul perché scomodare un esperto della storia della città per il lancio di un programma su Shakespeare. L’enigma è presto risolto.Infatti, il format si propone come un docu-
Si narra, infatti, che un certo Michelangelo Florio Crollalanza, figlio di una nobile famiglia calvinista messinese, dovette scappare dalla sua terra a causa dell’Inquisizione spagnola. Dopo un lungo peregrinare, per l’Italia e per l’Europa, giunto in Inghilterra, avrebbe trasformato il suo nome da Michelangelo Florio Crollalanza in William Shakespeare, prendendo in prestito il nome della madre Guglielmina e traducendo letteralmente il cognome italiano (Shake= Scrollare; Speare= Lancia).
In realtà, esistono tanti indizi ma nessuna prova schiacciate e “Shakespeare’s road”, che non pretende di avvalorare alcuna teoria, gioca e fa giocare i turisti-
“Ho avuto l’idea di questo format per caso”, rivela Stelvio Runci. “Tutto è nato dalla passione che i lavori e le ricerche del Professor Iuvara mi hanno trasmesso. Affascinato, in quanto messinese, ripercorrendo tutta la storia di Florio Crollalanza, ho ideato un tour turistico-
Ad accreditare l’ipotesi della messinesità di Shakespeare, l’intervento dell’architetto Principato che rivendica la centralità della città in “Tanto rumore per nulla”. Non solo la descrizione dei luoghi ma anche alcuni detti tipicamente messinesi sono riportati nell’opera. Già, la sola traduzione del titolo rievoca un modo di dire tipico della città dello stretto (“tantu traficu pi nenti”). “Ben venga questo progetto” sostiene Principato, che sposa idealmente l’idea, “perché suggestiona e affascina”.
“Chiunque egli sia, è stato un personaggio straordinario.” Mette d’accordo tutti il pensiero di Maurizio Cucè, che definisce Shakespeare come “un genio che ha regalato le sue opere al mondo”. Cucè sottolinea, inoltre, la forza del mezzo televisivo coniugata alla struttura del programma. “Il tour è un pretesto, il programma divulgherà le opere di Shakespeare al grande pubblico”.
A dare ulteriore rilevanza artistica al progetto, lo scultore messinese Santi Barbaro, che ha intagliato e lavorato il legno fino a realizzare un busto a grandezza naturale del grande drammaturgo, che accompagnerà i concorrenti per tutto il tour.
È intervenuto nel corso della conferenza anche il dottore Francesco Vito, in rappresentanza dell’ordine dei dottori commercialisti di Messina, che auspica un risveglio economico della città sulle ali del turismo. Un progetto come “Shakespeare’s road” potrebbe essere un volano perché ciò accada.
Infine, sarà la “Faeria Film” di Filippo Arlotta, la struttura tecnica che realizzerà il programma, condotto dalla affermata showgirl messinese, Carmen Villalba. Il progetto, audace e impegnativo, farà innamorare il pubblico della poesia di Shakespeare e certamente fornirà un ritorno di immagine esclusivo alla città. Potrebbe essere davvero l’occasione di catalizzare l’attenzione di tanti viaggiatori che fin qui hanno visto la città come ponte di passaggio e non come tipica destinazione turistica. Un’ idea, quella di Runci, che farà sicuramente “tanto rumore”, e, questo è l’augurio, non “per nulla”.